pubblicato su Kairòs News
Sabato 13 novembre, alla trasmissione di Fazio, “Che tempo che fa”, era ospite il maestro Riccardo Muti, autore di un libro autobiografico. Solitamente, sono preso da uno zapping frenetico nel cercare, invano, qualcosa di interessante. Per qualche ragione il dito ha indugiato qualche secondo di troppo e sono stato preso dal volto prima, dagli aneddoti poi, dai contenuti nel finale, da quella persona che ho sempre reputato distante dal mondo reale. Ho conosciuto, naturalmente con la superficialità di mezz’ora di programma, una persona autorevole, ironica, carismatica, proattiva, un maestro di vita oltreché di musica. Il maestro Muti ha raccontato qualche passaggio della sua vita, con aneddoti simpatici citati anche in lingua napoletana, ha espresso la difficoltà di scegliere tra musica e vita privata ed al rammarico che ancora si porta dentro se il non esserci stato alla nascita di uno dei suoi figli sia stata la decisione giusta. Nel passaggio successivo ha spiegato del come e del perché si stia impegnando nell’aiutare i giovani a sfondare nel mondo della musica, partendo dalle radici, italiane, della storia e dall’importanza del sapere. Ha concluso il suo passaggio televisivo lanciando un messaggio: essere positivi. Da italiano e per gli italiani ha invocato la necessità ed il bisogno di promuovere le cose belle e positive che avvengono. Siamo bravi a piangerci addosso, a urlare tutte le tragedie e le brutture che creiamo nel nostro paese, ma a nessuno sembrano interessare quelle notizie belle, di cose fatte bene che ti diano la speranza e la forza di andare avanti, credere nei sogni, impegnarsi nei progetti.
Mi ha colpito molto questa parte, perché si percepiva che a parlare non era il grande direttore d’orchestra, ma la persona qualunque, eccelso per la sua normalità e umanità, innamorato dell’Italia e non domo nel vederla vituperata e insultata da persone e personaggi che non la meritano.
Le sue parole dovrebbero far riflettere i nostri politici, i media, noi cittadini. I primi, perché nell’assurda rincorsa a raccontare peste e corna dell’antagonista di turno non si accorgono di quanto riescano solo a rubare le scene agli artisti di Zelig e nulla, o poco, fanno e danno in nome di quel mandato loro conferito. I media (e Fazio, invitandolo è andato in questa direzione), attualmente sciacalli della notizia, sono pronti a cibarsi di qualsiasi carcassa e non essere quei bellissimi asini da soma che si prendono il peso della corretta informazione. Noi dobbiamo scegliere il politico giusto e non quello che ci sistema il figlio, leggere il giornale equilibrato e non quello che ci dice quanto siano brutti e cattivi gli altri, quelli che ci sono antipatici. E, soprattutto, dobbiamo cambiare il nostro modus vivendi: abbiamo parecchie cose da sanare e saremmo irresponsabili se le nascondessimo sotto al tappeto e ci crogiolassimo nel declamare lodi in nostro onore, ma abbiamo anche tante risorse da sfruttare e valorizzare.
C’è chi ha il petrolio, chi i diamanti, chi la manodopera. Noi abbiamo il sole, i paesaggi, la storia, l’arte, la cultura, abbiamo un cuore generoso e cervelli eccellenti. Godiamoceli, sfruttiamoli, coccoliamoceli, amiamoli e lasciamo il mondo migliore di come lo abbiamo ereditato. Grazie maestro. Bene, bravo, bis!