Whitaker

Potrebbe essere un'immagine raffigurante giacche e il seguente testo "La scuola è fondamentale, anche quando non impari niente, ti insegna tanto. A vivere, per esempio. Whitaker"

«Caro P, con tutte le palle che ci stai raccontando, possiamo riempire un bell’albero di Natale!»

Per qualche istante, mi sembrò pure carina come battuta, poi, con gli anni, è subentrata una strana forma di sgomento. E con altri anni che sono seguiti ancora, mi è parso, comunque, un insegnamento. Stavamo in classe, uno di noi era in interrogazione, al cospetto del prof e della lavagna sporca, con dei segni, ma soprattutto con le ombre della lezione di prima e la polvere del gessetto. Effettivamente, quello che diceva P, poco c’entrava con l’interrogazione, con la materia stessa. Allora mettigli impreparato e mandalo al posto, pensavo, puntando sulla questione di metodo, soprattutto quando a sfotterlo fosse il prof, quello che poi avrebbe minato la formazione dei successivi tre anni, per diverse materie. Aveva stabilito, infatti, che il programma fatto l’anno prima da un altro insegnante, non andasse bene e, quindi, ce lo fece rifare, saltando completamente quello dell’anno in corso. Produsse notevoli danni, formativi e comportamentali, mancò di rispetto agli alunni e al suo collega. Per anni sono stato incazzato, ma poi la rabbia è scomparsa. La metti in un angolo, quella, finché un giorno non la trovi più e non sai se l’hai lasciata andare o sia scappata. Mi ha insegnato uno stile di vita, il rispetto dei ruoli, a non annientare, ma proseguire il lavoro dei collaboratori e dei colleghi, correggere ed integrare, semmai. Il rovescio della medaglia è che non lo ha fatto in modo consapevole. Gli è venuta come botta di culo, diciamolo.

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Potrebbe essere un'immagine raffigurante giacche e il seguente testo "Nella vita nonc'èla proprietà commutativa, come in matematica. Qua cambiandol' l'ordine, cambia pure il risultato. Whitaker"

E mo’, come glielo spiego a don Michele che il Laphroaig nemmeno mi piace? Sarò un poco snob, ma, tra i whisky, è tra quelli che mi piace meno. Certo, sempre meglio che se m’avesse regalato una grappa, e con un rametto dentro, per giunta, ma il Laphroaig proprio non lo posso bere. Farei un affronto alla signora Macallan. Oltre che al mio palato, of course.

Che sia un po’ in imbarazzo lo si vede, da appena mi si è seduto di fronte. E, soprattutto, da come ci sta seduto, con quella specie di moto perpetuo, come se delle formiche gli stessero facendo il solletico da sotto i pantaloni, e lui cercasse di schiacciarle col sedere, senza farsi sgamare, ma con un po’ di senso di colpa. Lo vedo che cerca di mettere insieme – senza grande successo – un po’ di parole per giustificare la sua presenza nel mio ufficio. Mi deve chiedere un favore per un suo parrocchiano, lo so. Il discorso che sta cercando di fare, me lo raffiguro, nella testa, come quelle lettere anonime, fatte con le parole ritagliate dai giornali e incollate su un foglio, talmente è poco fluido. Però il gesto del regalo, l’essere goffo e in soggezione mi gonfiano il cuore. Certo, nel gonfiarsi, non essendo più abituato, si crea qualche crepa sulla superficie, ma il risultato finale non è male, comunque. E pensare, che prima di trasferirmi a C., quand’ero un bambino, quello stesso prete mi riempiva di scappellotti, alcuni senza motivo. Ho già deciso che l’aiuto, però lo faccio friggere prima un po’. #WhitakerAcademy