L’appuntamento era per il mercoledì, quello subito dopo. Io la vidi nel mezzo tra i due.
Non sapeva che aspettarsi né che volesse, in fondo. Una cosa, però, la sapeva. Sapeva di volere lui e nessun altro, almeno in quel momento.
Le piaceva come vestiva, il portamento, il profumo, il sorriso.
Le piaceva, soprattutto, il fatto che, proprio lei, gli piacesse. Ma, ciononostante, temeva che, d’un tratto, tutto potesse finire.
Non era incline alla vita in coppia, quanto a quella in branco, perché le piaceva essere notata, essere il centro dell’attenzione, ma con la spocchia di chi finge di non accorgersene.
Non era abituata nemmeno a sudarsi le cose, fortunata a trovare sempre qualcuno che spianasse la strada o la otturasse, a seconda delle circostanze.
Era un mercoledì, ma molto dopo, quando cominciò a riflettere sugli anni passati, a sfogliarli come un album in bianco e nero. Sì, le cose fatte, ma soprattutto, quelle non fatte e perse nelle trame dell’indifferenza, a volte, della sofferenza, in altre!
Molti tratti erano spariti, seppelliti o, più probabilmente, era tutto uguale, solo gli occhi diversi. E tutto ancora da succedere, tutto ancora da vivere, purché, si riuscisse a chiuderlo. Senza trovarsi invischiati nel giovedì.