A una cena, per l’anniversario aziendale, ingaggiammo un comico. Io non c’ero alla decisione, ma non sarei stato d’accordo. Non al testimonial, al personaggio specifico, perché ti guarda come fanno i cammelli, muovono il ciuffo, scoprono i denti, con una smorfia, e sembra che ridano. Di te, però, mai con te. Ti deridono, insomma, ma per un artista è imperdonabile.
Tenne uno spettacolo, cui nessuno rise, perché non fu comico, fu una pagliacciata, nel suo stile. Ci rimase male e si intristì, abituato com’era ai suo discepoli. Al cda successivo, decidemmo, allora, di inviargli un presente eno-gastronomico, approfittando di un tradizionale gala a casa sua. L’accattone, tempo qualche giorno, ci chiamò e non per ringraziarci, ma lamentarsi e chiederci un’integrazione, altrimenti cibo e vini non sarebbero bastati per la serata.
Non contento, anche negli anni successivi, continuò a chiamarci per farci contribuire, nonostante non fosse più nostro testimonial, ma continuava altrove, a fare il comico. E il pagliaccio, soprattutto.
Per un po’, gli è andata bene, ma l’ultima volta, il mio ex socio Piero non c’era e mi passarono la telefonata. Non è stato un bel momento, ma ne vado fiero.