Malevite di Marilena Lucente

Leggi il primo rigo di ogni racconto e comprendi il significato di “incipit”, come dovrebbe essere sempre, per legge.

Poi, vai avanti, ogni parola calibrata, ogni frase sussurrata, ma colpisce forte, prende e porta altrove. All’inizio, come se non capissi o non cogliessi, segui fedelmente i passi lenti e solidi dell’autrice, scendi i gradini con il buio intorno e l’arancio ruggine negli occhi — come in copertina — ti ritrovi giù, a tu per tu con la tua anima, nella tua anima. E tutto diventa chiaro, quindi.

Metti a posto, sistemi, allora, sei costretto a far spazio a quei personaggi che resteranno lì, da ospiti a padroni.

Quella di Marilena Lucente è una scrittura potente e pericolosa.

Potente perché si impone senza alzare la voce, senza panegirici, ma con perfezione stilistica e maturità, fuori dal comune. C’è poesia. Ovunque.

Pericolosa, perché ti avviluppa, ci resti dentro e lei addosso e conquisti dolore e gioia, serenità e rabbia.

E, impotente, corri il rischio di dover leggere per sempre! Impari ad amare anche i personaggi secondari, e quelli scomodi e cattivi. Sette vite in sette racconti, sette vite che si condensano e realizzano in sette attimi eterni. Una lettura imperdibile.

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