Whitaker

Mi vortica la stanza intorno e il letto sotto e non mi riesce di dormire. L’open bar ha dato buoni frutti, a quanto pare e, da professionista consumato del dopo sbornia, aspetto paziente svaniscano gli effetti. La camera e il letto non girano per davvero, in cuor mio lo so, però la mente non riesce a capacitarsene lo stesso. Mentre combatto con questi enigmi, sento lo scroscio della doccia. Ovviamente non do credito alla cosa, so di essere solo in camera. Poi però l’acqua diventa più insistente e sento pure un leggero sibilo, come un fischio, lieve, lontano. Devono servire alcol veramente potente, qua alle Maldive, penso, racimolando quel che resta di me. Una mano gigante mi raccoglie dal lenzuolo, come facendo la scarpetta dal piatto, quindi mi mette in piedi: non mi resta che andare a vedere. Il giallo fluo della pinna sul bordo della vasca mi attira subito, ma, di più, mi stupisce il tizio sotto la doccia che canticchia con gli occhi chiusi, la cui presenza conferma che non sono pazzo o ancora ubriaco.

Abbiamo l’overwater attiguo e, salendo dalla laguna dopo aver rincorso una murena, il “genio” ha sbagliato scaletta entrando nel mio bagno anziché nel suo. Mica si è posto il problema che in bagno ci fossero un boxer non suo, lo shampoo che non si è portato da casa e il beauty che hanno regalato a me e non a lui? Ho aspettato che finisse la doccia, con le mani in tasca e un ghigno in faccia. Siamo diventati amici, non potevamo non esserlo. Beviamo insieme, da allora a C. e ancora ne ridiamo.

#WhitakerAcademy

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