
Ogni racconto ha una sua vita e una sua storia.
Mi frullava in testa una trama strana e, per questo, mi intestardii. Una storia difficile, cruda e solo un personaggio forte e interessante poteva assumersene l’onere di realizzarla. Era lì che mi infastidiva, si intrometteva nei pensieri. Dovevo liberarmene.
Casualmente, una sera, lo scoppiettio di un fuoco liberò, dai ricordi assopiti, una donna conosciuta anni prima, la sua voce e i suoi gesti e i suoi sguardi. Poi realizzai di quanto fosse solo una ragazzina. Diversa, però. Scaltra, forbita, ironica, irriverente, a tratti stronza, forse. Determinata, capace e bella, pure. Avevo trovato la mia protagonista. E nacque “Irish”.
Il seguito è finzione della mente, nella realtà delle parole.
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