Comincio a conoscere e riconoscere la scrittura della Lucente, ma ogni volta ne resto stupito. Non è importante di cosa scriva: in ogni rigo trovi la poesia della parola, al di là della cronaca. Prima della sua scrittura, però, ho conosciuto lei. E, giorno per giorno, colgo quanto prezioso e fortunato sia stato quell’incontro: Marilena “viene per restare” (cit.) come autrice, come amica.
Non amo le rivoluzioni e non amo, di conseguenza, i rivoluzionari che sia il Che o Garibaldi, poco cambia, credo poco a chi va di cappa e di spada: le rivoluzioni si fanno in ben altro modo, soprattutto oggi. E i veri rivoluzionari sono quanti vivono una normalità ostica, dura, tragica e non rinunciano. Il resto è solo ego.
Solo Marilena Lucente poteva riuscire a farmi leggere di lui, attraverso lei, Anita, una ragazzina, in fondo, morta quasi prima di diventare donna, avendo comunque il tempo di incidere la società e così scopro chi è veramente l’eroe, chi veramente la rivoluzionaria, quando invece credevo fosse un semplice riflesso del famoso coniuge.
Anita è tante cose, ma in queste pagine (e, azzardo, che difficilmente si leggerebbe altrove) emerge la determinazione, la tenacia, l’audacia tutte declinate al femminile. È una donna di scelte, più che azione. In questa biografia, non è l’autrice a scriverne, ma è Anita stessa a raccontarsi. E oltre che leggerlo, assistere anche alla presentazione dell’opera, è illuminante.