Saviano, giù le mani dall’Italia, per favore!

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Mi piacerebbe che certa gente provasse un po’ di vergogna per le dichiarazioni di cui ci fa partecipi, ma è vana la speranza.

“Il boss è morto, l’Italia continua a essere un paese a vocazione mafiosa.” (cit. #RobertoSaviano)

Che parlasse per lui…chi è costui per definire, di fatto, noi e il nostro paese mafiosi? Se lui ci si sente (mafioso), perché da anni ha deciso di investirci e camparci di mafia, che non si permettesse, almeno, di accomunarmi a lui, giusto per alleggerirsi la coscienza!

Evidentemente, non gli basta più speculare sulla Campania e Falcone…deve alzare il tiro e infangare l’Italia intera.

Due giorni fa, concludevo il post su Siani, con una frase: “Le mafie fanno schifo, ma peggiori dei mafiosi sono le persone “finte perbene”, “eticamente irreprensibili”, “socialmente impegnate” che con la mafia, a vario titolo, ci campano (pennivendoli, politici, manovalanza, ecc, ecc).” Lo ribadisco! #messinadenaro

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Giancarlo Siani – 23 settembre 1985 – 2023

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Il 23 settembre di 38 anni fa veniva ucciso Giancarlo Siani. Il murales a lui dedicato si sta rovinando, speriamo non accada con la sua memoria. Le sue frasi sembrano più che mai attuali.

A 26 anni e quasi 40 anni prima, ha descritto perfettamente persone e fatti dei giorni nostri, pur non avendone fatto la conoscenza diretta dei pennivendoli in giro per soldi (chissà a chi sto pensando, soprattutto) e alla maniera “criminale” di comunicare per alimentare odio e razzismo, creare “diversi”.

Uno così non può che fare paura alla criminalità, altro che i pagliacci de noantri.

“La criminalità, la corruzione non si combattono soltanto con i carabinieri. Le persone per scegliere devono sapere, devono conoscere i fatti. È allora quello che un giornalista ‘giornalista’ dovrebbe fare è questo: informareRiportata nel film “Fortapàsc”

“Tante volte avere il tesserino, che sia da pubblicista o da professionista, non fa di una persona un giornalista, nel senso che sovente ci si imbatte in pennivendoli sgrammaticati amanti del denaro e della notorietà facile. Essere Giornalista è qualcosa di altro. – scriveva Siani – E’ sentire l’ingiustizia del mondo sulla propria pelle, è schierarsi dalla parte della verità, è denuncia, è ricerca, è curiosità, è approfondimento, è sentirsi troppe volte ahimè spalle al muro, emarginato. Essere Giornalista significa farsi amica la paura e continuare sulla propria strada perché raccontando si diventa scomodi a qualcuno. Le parole, mi è sempre stato detto, feriscono più di mille lame, pungolano le coscienze, sono inviti alla riflessione e alla lotta, teoria che diviene prassi quotidiana di esercizio della libertà. – continuava – Ma le parole possono, anche, se usate in maniera ‘criminale’, passare dei messaggi sbagliati, costruire luoghi comuni difficili da abbattere, discriminare, incitare all’odio, creare dei ‘diversi’ da sbattere in prima pagina come il male assoluto, rendendo le nostre società sempre meno inclusive, transennate dal filo spinato dell’ignoranza e del razzismo”. GIANCARLO SIANI (1959-1985)

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