Whitaker

Con il tempo si fanno dei calcoli strani. Io, negli ultimi sei, mi trovo cresciuto di dieci e, nei precedenti dieci, mi sentivo avanzato di quattro.

Matematicamente sono indietro, ma mi sento a credito lo stesso. Sarà l’egocentrismo, penso. E mentre cerco un modo onorevole per uscire da questo pensiero ingarbugliato, sfuso, infruttuoso, A. bussa alla mia porta. In reception, c’è un cliente recente imbestialito. Decido di riceverlo, anche se mi rompe fare incontri improvvisati.

Entra quest’omone, con almeno due chili di riccioli ribelli e le guance paffute e rosse, come i neonati. Non mi dà il tempo di presentarmi che mi sbraita contro tutta la delusione, l’amarezza, la rabbia. Non mi resta che lasciarlo sfogare, anche perché dovrei colpirlo con un dardo per sedarlo e scopro, alla fine, che non è insoddisfatto del prodotto, del servizio, delle persone. No, niente di tutto questo, vuole le coccole, il pacioccone. Essendo partito a razzo, si aspettava che la proprietà andasse da lui, lo riverisse, lo facesse sentire importante, vuole i fiori, insomma.

«Come la capisco, caro E.» gli dico serio e continuo

«Pensi che ho avuto due Jeep e una Alfa, ho comprato una ventina tra iphone, ipad, imac e John Elkann e Tim Cook non mi hanno mai nemmeno chiamato. Per non parlare di quell’ingrato di Jack Daniel: manco gli auguri per Natale mi manda!» Esce salutandomi con un cenno della mano e i riccioli che, piano piano, gli si allungano sulle spalle flosce. Muove un po’ d’aria che mi arriva in faccia. Qualche anno sento di averlo recuperato e sorrido beato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *