«Cerco lo sguardo nei tuoi occhi solo per capire quale sia la vetta della tua idiozia. In realtà, non trovo né l’uno né l’altra: non hai il carattere per avere uno sguardo diretto ed è troppa l’idiozia di cui sei pieno per arrivare — almeno per me — a vederne la fine.
Sono arrogante, presuntuoso, a tratti stronzo, lo so, così come so di valere, almeno professionalmente, molto più di quanto tu possa mai raggiungere nell’arco di dieci vite. Non è solo una questione di esperienza maturata sul campo e non per grazia ricevuta, quanto, piuttosto, un insieme di capacità, attitudini, apertura mentale, creatività, competenze, di grammatica, addirittura aggiungerei.
Più volte ho cercato di trasmetterti cose, più volte ti ho dato istruzioni, facendo finta di non capire il tuo goffo tentativo di carpirmi competenze che non hai, da rivendere sulla tua bancarella in un mercatino di periferia, per appagare il tuo ego sfiatato e vigliacco.
Sono insensibile? Sì. Sono Cattivo? Probabile. La realtà è che ne ho fin sopra i capelli del perbenismo e delle ipocrisie di certe persone e di te, in particolare.»
Che bel suono, lo sbattere della porta alle mie spalle.