Whitaker

Prima che ci “consigliassero” di assumerlo, Carmine aveva un ufficio lussuoso, in una via prestigiosa e ci andava con una Ferrari bellissima, rumorosa e arrogante come lui. Si aggirava, spavaldo e subdolo, al porto, tra i vicoli malfamati, in buvette luccicanti ed era ottimo cliente di molte banche in città. Poi, tutti i mesi, partiva. Andava a Lugano in un tragitto tortuoso, usando treni e auto. Si incontrava con intermediari e multinazionali, del tabacco e degli spirit. Acquistava container zeppi di merci. In contanti. Escludendo il monopolio di Stato. Prima del treno – per la Svizzera – partiva lo show. Si travestiva da frontaliero, ma in calzamaglia. Sotto il jeans, ne indossava – estate e inverno – una robusta, che contenesse una intricata composizione di banconote. Diversi milioni di euro. Al ritorno, andava direttamente al porto ed organizzava l’arrivo, comprando, a due soldi e egual misura, burocrati e beni marci, per camuffare il prezioso carico. Allestiva un nuovo show. Il brutto è che se ne vanti, anziché cercare di dimenticare il passato.

Sta da noi, e non in galera, ché deve fare il bravo, parole sue. Tutori della legge, burocrati e tipi loschi, quando vengono in azienda, vanno direttamente da lui, alla supply chain, anziché in amministrazione. Alcuni hanno rilevato la sua società.

In un posto tra la Libia e la Tunisia dice di avere ancora un container di whisky e, un giorno, dovrà farlo arrivare in Italia.

La storia ritorna, prima o poi.

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