Whitaker

Potrebbe essere un'immagine raffigurante giacche e il seguente testo "Alle luci della ribalta, a volte, occorre cambiare le lampadine. E prospettiva, soprattutto. Whitaker"

Ridevo all’ennesima battuta sguaiata di Augusto, aspettando, che il cancello si aprisse, per entrare. Stella si materializzò, senza che avessimo bussato, e ci indicò la strada. Ci trovammo davanti la facciata di una splendida villa del ‘500, su una delle vie storiche di Roma, la Flaminia, mi pare. Vedemmo la Corvette gialla, la Ferrari blu e la Macan nera. Parcheggiammo lontano, con il disagio da sfigati, addosso. Eppure, avevamo una tedesca, anche se bianca, ma con il blasone sul cofano.

Stavamo entrando in un mondo patinato, sfavillante, lussuoso, di un’opulenza grassa e sconcia, quasi. Nel cda avevamo deciso che io dovessi essere il nostro volto per il video da realizzare, insieme ad Augusto. Rimasi impressionato per la cura maniacale al dettaglio. Per meno di cinque minuti di film, lavorammo quattro ore. Trucco, pennelli, polveri sbattuti in faccia e il regista che interrompeva di continuo: la “o” era da aprire, la “e” da chiudere e viceversa. Quell’inflessione da smussare, il naso da raddrizzare, gli occhi, la bocca fuori sincrono. Ovunque, c’era il pelo nell’uovo. A me sembrava tutto identico e tutto buono, già al primo ciak. Facemmo diverse pause, passeggiando nel parco della villa, per ritrovare – testuali parole – l’armonia tra corpo e mente, rilassarci e concludere. Finalmente, a ora di pranzo, finimmo e Stella insistette affinché restassimo. Ci aspettavamo calici di Franciacorta accompagnare ostriche e caviale. Andammo alla tavola calda di un bar, a noi fu offerto il pranzo, la quindicina di ragazzi della troupe dovette fare ognuno per sé. Scoprimmo che erano loro, quelli a sentirsi sfigati e noi visti patinati e sfavillanti. Ci fecero un sacco di domande sul nostro fantastico mondo della finanza e dell’economia. Va’ a capire di chi fosse la Corvette!

#WhitakerAcademy

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